sabato 9 marzo 2013

Da Boban a Bogdanov passando per Arkan, storie Jugoslave di calcio, guerra e politica

Boban colpisce un poliziotto
Maggio 1990, Zagabria, incontro tra Dinamo e Stella Rossa, tutto iniziò così. In una Jugoslavia simile a una polveriera i nervi sono alle stelle, e la partita tra croati e serbi si trasforma in un pretesto di guerriglia. I giocatori della Stella Rossa riescono a rifugiarsi negli spogliatoi, la polizia Jugoslava carica i tifosi dello Zagabria, è un attacco ad un popolo non un intervento di sicurezza, ormai i croati sono considerati nemici. Si perde la testa, i giocatori croati si schierano a fianco dei tifosi, ed il capitano,
un 22enne di nome Zvonimir Boban sferra un calcione ad un poliziotto. Questo gesto è da molti considerato come il preludio alla guerra di Jugoslavia, e l'inizio della fine della creatura di Tito. La guerra fratricida che ne seguirà è nota a tutti, le fosse comuni, l'assedio di Vukovar, l'orchestra che suona sotto le bombe a Sarajevo, hanno ormai macchiato in maniera indelebile i libri di storia. L'Aspetto forse meno noto è che il destino del conflitto si è incrociato più volte con il mondo del calcio. Le truppe si organizzano e Belgrado non vuole perdere la sua egemonia sulla patria fino a quel giorno sua. Karadzic e Mladic sotto la regia di Milosevic sentono la necessità di creare un corpo scelto (in seguito denominato Le Tigri), di prima linea, pronto a qualsiasi tipo di atrocità. Incaricato di selezionare i membri di questo squadrone della morte è un certo Zeljko Raznatovic, meglio noto come Arkan. Ebbene pensare che Arkan nasca e muoia come militare significherebbe commettere il primo errore di questa storia. Al tempo dell'incarico Arkan o meglio Raznatovic, era niente più che il responsabile comunicazione della Stella Rossa di Belgrado, il Giuseppe Sapienza del Milan o il Pinco Pallino del Real Roccacannuccia. Ovviamente Arkan non ha difficoltà nel portare a termine l'incarico, per fare ciò non fa altro che raccattare 300 belve umane, ed il bacino dove attinge è uno solo : I Delje (Eroi), lo storico (ed ancora esistente) gruppo Ultras della Stella Rossa. Nel CV delle tigri spiccano i 20.000 morti nell'eccidio della provincia di Prijedor. la pulizia etnica di Sanski Most ed il "lancio dei Musulmani" dal
Arkan e Le Tigri
ponte sulla Drina. Aldilà dei tragici fatti narrati, cio dimostra come nella ormai ex-Jugoslavia il calcio sia qualcosa di diverso dal resto del mondo, di come al suo interno si fondano i sentimenti nazionali e di come i gruppi ad esso appartenenti riescano a veicolare questi sentimenti tanto da diventare potenti strumenti per la scrittura della storia stessa del paese. La guerra finisce, Arkan muore prima di essere processato, lasciando una "notevole" vedova (Rockstar balcanica nota come Ceca) la cui eredità tra l'altro si compose anche della squadra di calcio dell'Obilic , squadra arrivata sotto la presidenza Arkan ai vertici del calcio Serbo, ma esclusa dalle competizioni europee perchè la tifoseria era composta da gruppi organizzati paramilitari ed i giocatori avversari venivano intimiditi nell'intervallo. A questo punto commetteremmo il secondo errore se pensassimo che questo scenario sia qualcosa secoli lontano e che il destino abbia smesso di giocare qualche scherzetto.Nella Serbia odierna il calcio ed i suoi gruppi ultras continuano ad essere importanti strumenti politici e di movimentazione delle masse, in particolare attualmente incarnano il sentimento ultranazionalista (la cui icona popolare guardacaso è proprio Ceca) e non si sottraggono a manifestazioni funzionali agli obiettivi di questo credo. Il 21 febbraio 2008 ad esempio i già citati Deljie superano la loro storica rivalità con i Grobari (Becchini , Ultras del Partizan Belgrado), e scendono in piazza a sfasciare Belgrado ed in particolare ad assaltare le ambasciate occidentali della capitale per protestare contro la dichiarazione di indipendenza del Kosovo. La questione sulla sovranità della regione balcanica è una delle partite su cui si gioca l'ingresso in Europa della Serbia. Inutile dire che il movimento ultranazionalista è ostile sia  alla
Ivan Bogdanov a Marassi

indipendenza di Pristina, sia all'ingresso in Europa. non potendo contrastare i due fenomeni politicamente con una maggioranza parlamentare, puntano su azioni tese alla destabilizzazione dell'immagina della nazione ed all'impedire situazioni di integrazione nel contesto europeo. E quale migliore palcoscenico si puo desiderare di una partita di calcio internazionale valida proprio per le qualificazioni all'Europeo per il perseguimento di questo obiettivo? Ed eccoci quindi ai giorni nostri... ad Ivan Bogdanov, capo-ultrà dei Delije che mette a ferro e fuoco Marassi in una notte di Ottobre 2010. Il collegamento all'indipendenza del Kosovo è facile anche perchè evidenziato da tanto di bandiera Albanese bruciata con un fumogeno, e da giocatori serbi sotto i tifosi ad applaudire in segno di solidarietà e a fare il gesto delle 3 dita. Risultato: Serbia penalizzata e fuori dalla fase finali dell'Europeo, ed Ivan Il Terribile vincitore assoluto della serata, con riscontro mediatico epocale.
Il calcio quindi in Jugoslavia è un po di tutto, è guerra, è stato, è parte di cio che decide ogni giorno il presente ed il futuro del paese e gli eventi che da si scatenano dal suo mondo, anche se apparentemente indipendenti hanno elementi forti di concatenazione, è come se l'uno se ne trascinasse dietro un altro che prima o poi arriva, e pensare che la storia sia finita con l'arresto del Bogdanov significherebbe commettere il terzo errore di questa storia.

2 commenti:

  1. Mostr..quann fià ste cose fai paura!!! complmenti

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  2. Hagagah... Anche il terzo follower arriva nei commenti, benvenuto. Ma ti sentivi più buono per la tua festa di ieri o erano complimenti sentiti ahahahagg. Grazij assia'

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